35° ikebana e la storia: era Meiji (1868 - 1912), Taisho (1912-1925) e Showa (1926-1989)
ERA MEIJI (1868-1912), TAISHO (1912-1925),
SHOVA (1929-1989)
All'inizio dell'era Meiji ci fu una "occidentalizzazione forzata"e tutto ciò che era giapponese, ikebana
compreso, diventò impopolare: nelle situazioni pubbliche venne sostituito da ciò che era straniero.
l'imperatore Meiji con nobildonne
Imperatore Meiji, giovanissimo,
in abito tradizionale
l'imperatore Meiji giovane, con famiglia:
notare la composizione floreale occidentale
imperatore Meiji più anziano,con moglie, figlio e nuora:
evidente la composizione floreale occidentale
Interessante notare che, nonostante l'occidentalizzazione evidente, gli schemi culturali giapponesi vengano
mantenuti: "il nuovo si aggiunge al vecchio, senza di soppiantarlo"
Ad esempio gli uomini sono posizionati a sinistra del tavolo centrale mentre le donne alla sua destra:
la sinistra è ritenuta più importante poiché yang, maschile, mentre la destra è meno importante ed è yin,
femminile (il kami Amaterasu, dea del sole da cui discende la Famiglia Imperiale, è nata dall'occhio sinistro
del padre Izanagi).
Sul tavolo ci sono tre oggetti che richiamano i tre oggetti sacri (incensiere-candelabro-
ikebana) -vedi art.13° la nascita dell'ikebana- ma la loro ripartizione è "occidentale": la
composizione floreale occidentale (associata al femminile) ha sostituito l'ikebana ed
è posta dal lato (yin/femminile) delle signore mentre l'orologio e l'incensiere, ritenuti
"oggetti maschili" sono dalla parte degli uomini
vestiti, vaso con fiori, strumento, motivi
decorativi dei tessuti, mobilia, pavimento:
tutto occidentale
consegna dei diplomi in una
scuola di "decorazione floreale
occidentale"
ultimo shogun Tokugawa
in abiti cerimoniali giapponesi
in abiti occidentali
In alcuni rescritti imperiali si
affermava che le donne dovevano
essere " buone mogli e madri
sagge " e l'ikebana faceva parte
delle mansioni che caratterizzavano
questo ideale di donna.
Con il rescritto imperiale sull'educazione del 1890, il governo introdusse
l'insegnamento dell'ikebana solo nelle scuole femminili, poiché in Occidente
l'occuparsi di fiori era una attività legata solo al femminile .
Al giorno d'oggi alcune scuole insegnano l'ikebana alle allieve ma la maggior
parte degli insegnamenti di quest'arte, per le scolare, avviene nei club del
doposcuola.
Nel 1910 nasce la scuola Ohara, prima ad
introdurre l'uso dei fiori "stranieri" e lo
stile moribana.
Fra le due guerre mondiali, al motto " l'Ikebana fuori dal Tokonoma" si
formano le nuove tendenze per cui la rivoluzione culturale porta a
vedere 'Ikebana come un'arte che "deve adattarsi ai nuovi tempi";
ai vegetali vengono associati altri materiali creando il
JIYUBANA (= arrangiamento libero).
Viene declamato nel 1930 il
"Manifesto dei nuovi stili dell'Ikebana "
in cui si rigetta il passato dell'Ikebana, dai suoi stili ( kata ), ai suoi concetti
filosofici, alle restrizioni nell'uso dei vegetali. Si proclama l'uso libero dei
contenitori, le forme libere e il sentirsi in sintonia col vivere moderno
assumendo una forte connotazione artistica "occidentale" in cui l' ikebanista
deve lasciare "un segno della propria personalità" nella sua composizione .
La visione tradizionale dell'Ikebana, pur avendo tutte le costrizioni
"artificiali" imposte, metteva sempre i vegetali in primo piano quale raffigurazione della Natura, residenza dei kami; la nuova visione che
si afferma in questo periodo storico vede i vegetali come "materiali" che possono essere manipolati (nell'ottica occidentale) al pari
dei "materiali" su cui l'artista occidentale imprime la sua personalità,
banalizzando l'Ikebana, trasformando quest`arte in un semplice
passatempo artistico basato sulla visione occidentale della Natura
(Ikebana oggetto) .
In uno scritto del 1950 , intitolato " l'Ikebana d'avanguardia " Shigemori
Mirei afferma :
"bisogna sbarazzarsi dell'idea che sia la natura o il vegetale che
costituisca il materiale di base dell'Ikebana, altrimenti non
arriveremo mai a fare dell'Ikebana un'arte nel senso pieno del
termine ( .......... ). Il vegetale non è nient'altro che un pezzo
di materia isolato che, in sé stesso, non ha nessun senso né
contenuto (... ). Noi dobbiamo vedere nei vegetali solo le linee, i
colori e le masse."
È importante ricordare che questi movimenti artistici che parlano
dell'Ikebana-oggetto erano anche una risposta "politica" che sottolineava
un volontà di forzare un cambiamento di mentalità nel regime politico .
Dagli anni 1960 in poi, opponendosi alla riduzione dell'Ikebana a un
oggetto, la tendenza di alcune Scuole è stata di ridare valore al materiale
vegetale, ritornando al concetto di Ikeru: "far vivere i fiori " mettendo in
evidenza la differenza fra materiale solido e vegetali "vivi", ricentrando
l'Ikebana sui vegetali vivi e non solo sulle loro forme, volumi e colori .
Durante questo periodo storico di grandi cambiamenti, varie Scuole
d'Ikebana sono sorte o scomparse; attualmente, fra le molteplici, tre di
esse sono ritenute le più importanti. La Scuola Ikenobo che si "modernizza"
nelle tecniche e negli stili (mantenendo la maggior parte degli allievi) e
oltre alla Scuola Ohara (che ha creato il nuovo Moribana, stile che è stato
incorporato nel curriculum di tutte le scuole) appare la Scuola SOGETSU
(creata da Sofu Teshigahara) .
Queste tre Scuole rimangono le più importanti e frequentate in Giappone
fino ai giorni nostri :
IKENOBO
la più tradizionale, conservativa, oltre al Moribana insegna ancora anche il
Rikka e lo Shoka sia in versione "classica" che "moderna"
OHARA -
considerata a metà strada fra la tradizionale Ikenobo e la "moderna" Sogetsu
SOGETSU -
considerata la più "moderna", mischia i vegetali anche con altro materiale, lascia
moltissima libertà alla soggettività dello studente, i contenitori possono mancare
paragonando la composizione a una scultura.