Nelle Arti tradizionali giapponesi esiste un
OMOTE, ciò che si vede in superficie, di primo acchito, facile da capire, che non richiede una profonda conoscenza del soggetto,
ed un URA, ciò che è profondo, che bisogna cercare, che richiede una conoscenza dettagliata dell’arte in questione, che è inaccessibile al profano.
Per dare almeno una vaga idea dei due termini guardiamo una parte di un quadro “occidentale”, dipinto da David Bailly nel 1651.
Il suo Omote è ciò che si può vedere, l’esteriorità, ciò che ci colpisce appena vediamo il quadro ossia la bellezza delle forme e dei colori dei vari oggetti dipinti mentre il suo Ura è la parte nascosta, non appariscente o visibile, ma di importanza uguale al suo lato omote ossia i significati di ciò che vediamo nel dipinto.
Solo per citarne alcuni:
sono rappresentati i cinque sensi: le bolle di sapone rappresentano la vista, il flauto rappresenta l’udito, le rose rappresentano l’odorato, le statue rappresentano il tatto mentre il gusto è rappresentato dal calice di vino e dalla pipa; le bolle di sapone e il teschio rappresentano la transitorietà della vita, e così via.
Questi significati facevano parte della cultura comune sia del pittore sia del committente e della cerchia dei suoi conoscenti, ossia l’Ura del dipinto (il suo significato profondo) era conosciuto e capito da chi osservava il quadro.
Per l’ikebana il suo Omote è ciò che ha attirato qualsiasi persona quando ha visto per la prima volta un ikebana: la bellezza dei vegetali, la loro disposizione spaziale, la semplicità della composizione, l’asimmetria, solo per citarne qualche caratteristica percepibile di primo acchito.
La sua parte Ura, la parte storico-culturale e filosofica, è quella che si tenta di descrivere in questo sito che si rivolge specialmente a chi conosce già le tecniche dell’ikebana, che conosce già il suo Omote e sente la necessità di approfondire le proprie conoscenze.
Come chi guarda il quadro di Bailly al giorno d’oggi, non avendo più nel suo bagaglio culturale le conoscenze descritte, ammira solo l’ Omote del dipinto, anche per l’ikebana contemporaneo la tendenza è l’ammirarne solo l’apparente.
Questo sito si rivolge agli ikebanisti “curiosi” di tutte le scuole legate, anche solo in parte, alla tradizione, anche se la scuola Ohara è quella presa come esempio, poiché tutte derivano dalla scuola Ikenobo ed è nel loro passato storico e filosofico comune che si è formato l’Ura dell’ikebana.
L’Ura dell’ikebana era conoscenza ordinaria dei suoi autori e fruitori da quando è nato nel 15 sec. fino all’inizio del periodo Edo (1600), epoca in cui comincia a decadere sia la visione cosmica e mitica dell’esistenza sia la percezione sacrale della natura; contemporaneamente è in questo periodo che inizia il processo di secolarizzazione delle arti in genere, ikebana incluso, per cui anche in Giappone la simbologia legata alle epoche passate viene sempre più dimenticata, dimenticanza che è cresciuta con la sua occidentalizzazione e al giorno d’oggi sempre meno persone possiedono il retroterra culturale a cui attingere .
Facendo una costatazione molto generica, con poche eccezioni, in Occidente quasi tutte le Arti tradizionali giapponesi, ikebana incluso, sono apprezzate ed insegnate solo per il loro Omote poiché l’aspetto più superficiale è quello che si insegna più facilmente.
Negli ultimi anni, soprattutto nel campo delle arti tradizionali marziali, alcuni Maestri occidentali cominciano a sentire la necessità di occuparsi anche dell’Ura della loro arte e trasmetterla ai loro allievi.