Il famoso detto:
meno è più
è una componente degli ideali estetici della cultura zen che ritroviamo sia nell’ikebana sia in tutte quelle arti che sono state influenzate dallo zen; fra queste c’è l’haiku.
Zeami (1364?-1443), fondatore del Nō come arte teatrale, ha scritto nel suo libro Kakyō (lo specchio del fiore):
“ciò che l’attore non fa è interessante”
concetto valido anche nella lettura di un haiku in cui pochissime parole scritte fanno intuire al lettore l’immenso non-scritto.
Pensando al proverbio taoista che dice:
coloro che sanno non parlano, coloro che parlano non sanno
non tento di “spiegare” cosa sia un haiku;
Roland Barthes scrive:
…..le vie dell’interpretazione non possono che sciupare lo haiku: perché il lavoro di lettura che vi è connesso è quello di sospendere il linguaggio, non di provocarlo……
ma ne segnalo solo alcuni, per stimolare la curiosità di quegli ikebanisti che ancora non conoscono questa forma di poesia.
Siccome la metrica di 5 – 7- 5 sillabe, caratteristica dell’haiku, viene persa nella traduzione dal giapponese, cito solo degli haiku scritti in italiano, francese e inglese, in cui questo schema è mantenuto.
Due di Alfredo Martini
altri due, tratti da “Haiku golosi”
e altri, di vari autori
Cambio di armadi:
rimbalzano i ricordi in naftalina Stefano Ferrucci |
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Le biciclette
svernano sui balconi – tra i sempreverdi Gianluigi Sacco |
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Le pain, on s’en fiche
on vien pour la boulangère – qui en croit ses yeux? Jaques Bussy |
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After falling down
she asks for a bandaid for her doll too Garry Gay |
Profuma lieve
una rosa nel vaso:
il mio giardino
Giovanna Negri Rizzi