Le regole costruttive dell’ikebana della Scuola Ohara derivano principalmente da quelle del Seika che, a loro volta, derivano dalla semplificazione delle regole compositive del Rikka create nel 15° e perfezionate nel 16° secolo.

 

Sin dall’inizio della formazione delle regole riguardanti la costruzione dei Rikka, i vari autori evidenziavano gli “errori da evitare”.

 

 

disegno anonimo di un Rikka con un elenco di 13 “errori da evitare”, ancora validi ai nostri giorni per tutti i tipi di ikebana legati alla tradizione quali la simmetria fra gli elementi o la loro sovrapposizione o “l’arrampicata sociale” di un singolo elemento così nominato poiché non mantiene la sua funzione ma tenta di assumerne un’altra, creando quasi un doppione.

 

Con l’apparire dei Seika/Shoka gli stessi errori vengono esemplificati nei vari testi:

 

da autore anonimo

 

ripetuti in tutti i testi scritti in inglese

 

fra i molti esempi, quelli citati da Mary Cokely Wood e presi dai libri di sua proprietà, datati 1688 e 1750, esemplificano bene questi “errori” con disegni che mostrano in modo semplificato ed esagerato ciò che l’ikebanista deve evitare; eccone alcuni esempi:

 

 

 

 

 

nei Rikka, almeno fino al periodo Edo, si utilizzavano solo rami per gli elementi principali che la Scuola Ohara chiama shu, fuku e kyaku mentre i fiori venivano utilizzati solo all’interno della composizione perciò l’esempio del testo più antico arrivato fino a noi Kao Irai no Kadensho (1486) utilizza solo rami per esemplificare questi “errori da evitare”

 

 

L. Sadler, nel suo the Art of Flower Arrangement in Japan, mostra questo schema con le spiegazioni