La cultura occidentale vede l’universo separato dall’uomo, perciò la vita è percepita come una «guerra» fra opposti (la luce contro l’oscurità, la vita contro la morte, buono contro cattivo, il bene contro il male, bello contro il brutto, ecc.); questa visione implica una sorta di idealismo per coltivare il primo, ritenuto positivo per la nostra cultura, e disfarsi del suo opposto, ritenuto negativo.

 

  • Per il TAOISMO questo è incomprensibile poiché sarebbe come volere la corrente elettrica senza avere il polo negativo, ossia le polarità sono aspetti differenti dello stesso sistema e la scomparsa di una polarità implica la sparizione dell’altra.

  • Per il Tao “l’unica costante della realtà è il cambiamento, la mutazione“ e accetta le leggi della Natura per cui il giorno segue la notte, il freddo segue il caldo, la morte segue la vita, tutto si forma e poi si distrugge.

  • Il Taoismo spiega la struttura dell’universo e la costituzione sia fisica che morale dell’individuo con l’interazione di due forze opposte ma complementari che chiama YANG e YIN ( e in, in giapponese)

    • L’ideogramma yang indica il lato della collina al sole, l’ideogramma yin quello all’ombra.

      L’essere yang o yin non è una qualità intrinseca ma esprime il rapporto fra due entità: in questo caso i due lati della collina.

    • Di conseguenza i seguenti binomi vengono classificati:

      yang  luce   caldo      asciutto      rigido     resistente

    • yin  ombra  freddo    bagnato    morbido   cedevole
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    • yang    forte pesante maschile positivo

      yin     debole leggero femminile negativo

       

       

      Gli aggettivi sottolineati sono usati spesso in ikebana e sono fra di loro equivalenti: ad esempio definire un ramo forte, pesante, maschile, positivo, rispetto ad un fiore equivale a dire che il ramo è yang rispetto al fiore yin. Si usano questi aggettivi per definire alcune caratteristiche relative come:

      – il lato di crescita dei vegetali al sole è detto positivo mentre quello all’ombra negativo

      nelle foglie

      lato positivo, yang

      lato negativo, yin

      il lato positivo di una foglia (yang, cresciuto verso il sole) di solito è più scuro del suo lato negativo (yin, cresciuto all’ombra).  

    • nei rami:

    • – il lato positivo o yang, cresciuto al sole, di un ramo di solito è il lato concavo e di colore più scuro mentre il suo lato cresciuto all’ombra, chiamato negativo o yin, è il suo lato convesso e più chiaro.

      – il fiore in boccio è considerato debole, yin, femminile, quello aperto forte, yang, maschile, mentre quello molto aperto di nuovo debole, yin, femminile.

      Le signore occidentali, quando leggono questa associazione debole-femminile-negativo, carica di connotazioni negative, e forte-maschile-positivo, potrebbero pensare che il Taoismo sia maschilista. Non è così poiché questi termini non hanno la valenza di giudizio che danno loro gli occidentali di “buono” o “cattivo” e il Taoismo ritiene più importante lo yin-femminile-debole rispetto allo yang-maschile-forte poiché il primo permette il cambiamento nelle cose, fattore indispensabile per la continuità della vita, ricordando che per il Taoismo: “l’unica costante è il cambiamento”.

    • Se si considera un ramo con foglie e/o fiori, il legno è yang rispetto alle foglie/fiori; ambedue sono considerati yin rispetto al legno: in generale, per ottenere un equilibrio fra yang e yin, l’ikebanista deve sfoltirlo in modo che sia visibile il legno/yang, in natura generalmente coperto da troppe foglie/fiori yin.
    • La composizione hongatte/di destra è ritenuta forte-yang mentre quella gyakugatte/di sinistra è considerata debole-yin (vedi articolo 16°)

      Sin dall’antichità si sono considerati i vegetali non in senso botanico ma in riferimento al sistema yang-yin:

      1-materiale KI-MONO (KI = albero, MONO = cosa) che è yang e include rami di alberi e di arbusti, ossia tutto quello che è legno.

      2-materiale KUSA-MONO (Kusa = erba) che è yin e include fiori, erbe, foglie.

      3-materiale TSUYO-MONO (TSUYO = comune a…) che è yin o yang ossia più debole di Ki ma più forte di Kusa come il bambù, glicine, peonia, spirea, ortensia, che possono essere usate sia nel gruppo shu-fuku (che è yang rispetto al gruppo kyaku), se associate a fiori nel gruppo kyaku oppure usate nel gruppo kyaku, se associate a vegetali Ki nel gruppo shu-fuku.

      La teoria dello yang/yin è simboleggiata dal Tai-ji, cerchio rappresentante “il Tutto” diviso in due parti equivalenti, la parte yang dal lato del sole/luce e la parte yin dal lato terra/ombra.

      Nel disegno le due parti  sono divise da due linee nere immaginarie: una più scura divide la parte yang del cerchio dalla parte yin, l’altra è  perpendicolare alla prima e unisce il punto massimo-yang, punto ideale di massima luce e posizione ideale del sole, col massimo-yin, punto di massima oscurità. (vedi articolo 15° origine simbolica dell’ikebana in cui si spiega la costruzione del Tai-ji)

      Attenzione: la parte yang del cerchio non è tutta quella bianca bensì il semicerchio, al di sopra dell’immaginaria linea nera, dalla parte del sole e comprende la “testa” della parte bianca più la “coda” della parte nera mentre la parte yin è il semicerchio dalla parte della terra, al di sotto dell’immaginaria linea nera, comprendente la “testa” della parte nera e la “coda” della parte bianca . L’immaginaria linea separante la parte yang dalla yin è inclinata di 45° rispetto all’orizzontale       vedi art. 15°

    • Il Tai-ji mette in evidenza:

      1- benché opposte, le forze yang e yin sono complementari

      2- niente è completamente yang o yin: il lato yang contiene un seme nero di yin e il lato yin contiene un seme bianco di yang.

      3- yang si trasforma in yin e viceversa.

      Gli stili di ikebana nati prima dell’occidentalizzazione, rappresentano il Tai-ji con i vegetali ossia la composizione è formata da vegetali yang (legno) nella parte alla nostra sinistra della composizione (se questa è hongatte) e da vegetali yin (erba-fiori) nella parte alla nostra destra.

    • vedi art. 15: costruzione del Tai-ji 

    • Questa suddivisione è visibile nei Rikka e Shōka ma è rimasta anche negli Stili (kata) della scuola Ohara in cui il gruppo shu-fuku è yang, materiale legno, mentre il gruppo kyaku è yin, materiale fiore come nella figura accanto di un Moribana stile Alto.

       

      Parlando in generale, il materiale usato nel gruppo shu-fuku dev’essere “più forte”/yang rispetto al materiale usato nel gruppo kyaku.


      Abbandonando, ma solo in casi specifici, la simbologia taoista descritta sopra, si è cominciato a comporre dei Rikka, e nel periodo Edo anche degli Shōka/Seika, con solo un’unica specie di vegetali (ad esempio pino, acero) o esclusivamente con fiori erbacei , limitandosi a poche specie come gli iris, il loto, i crisantemi, i narcisi. vedi art.70°

      il lato positivo di una foglia (yang, cresciuto verso il sole) di solito è più scuro del suo lato negativo (yin, cresciuto all’ombra). il lato positivo di una foglia (yang, cresciuto verso il sole) di solito è più scuro del suo lato negativo (yin, cresciuto all’ombra). Attenzione: la parte yang del cerchio non è tutta quella bianca bensì il semicerchio, al di sopra dell’immaginaria linea nera, dalla parte del sole e comprende la “testa” della parte bianca più la “coda” della parte nera mentre la parte yin è il semicerchio dalla parte della terra, al di sotto dell’immaginaria linea nera, comprendente la “testa” della parte nera e la “coda” della parte bianca . L’immaginaria linea separante la parte yang dalla yin è inclinata di 45° rispetto all’orizzontale       vedi art. 15: costruzione del Tai-ji

      • Dalla fine del 1800 in avanti, si è iniziato a comporre gli ikebana anche con qualsiasi tipo di fiore erbaceo, non applicando più le regole dello yin/yang che mostravano l’equilibrio dell’universo tramite la presenza di vegetali yang/rami e vegetali yin/fiori.

        Se l’ikebanista vuole mantenere una coerenza con le regole del passato, quando usa solo fiori erbacei si ricorderà che il gruppo shu-fuku dev’essere yang/”più forte” del gruppo yin/kyaku ed esprimerà questa sua conoscenza della storia/cultura dell’ikebana usando colori o forme “forti”/yang nei fiori del gruppo shu-fuku rispetto a quelli “deboli”/yin del gruppo kyaku.

         

        Con l’aumentare dell’influsso della cultura occidentale, le varie scuole hanno parzialmente abbandonato questo simbolismo nelle loro nuove creazioni di ikebana dopo gli anni 1930: la Scuola Ohara lo ha mantenuto nel Moribana, Heika e Paesaggi Tradizionali, negli Stili Alto, Obliquo, Riflesso nell’acqua e Cascata mentre questo simbolismo è stato abbandonato nelle sue Forme di ikebana create dopo gli anni 1930 e codificate dopo la revisione del suo Curriculum del 2000. vedi art. 67°

          • Se l’ikebanista vuole mantenere una coerenza con le regole del passato, quando usa solo fiori erbacei si ricorderà che il gruppo shu-fuku dev’essere yang/“più forte” del gruppo kyaku ed esprimerà questa sua conoscenza della storia/cultura dell’ikebana usando colori o forme “forti”/yang nei fiori del gruppo shu-fuku rispetto a quelli “deboli”/yin del gruppo kyaku.

         

        • Interessante questa composizione della scuola Ohara in cui l’attualizzazione del concetto “forte”/yang e “debole”/yin, che caratterizza la rappresentazione del tai-ji tramite vegetali yang e yin,  non è espresso secondo le regole tradizionali usando del vegetale yang/legno per l’elemento principale e vegetale yin/fiore per l’elemento secondario bensì usando un vegetale erbaceo/yin, ma con foglie evidentemente grandi e verde-scuro, che appare “forte” rispetto alle foglie-piccole e verde-chiaro del ramo/yang dell’acero che risulta così “debole”, considerando in questo caso solo i volumi e colori.
    • È importante che l’ikebanista tenga presente quale è la parte yang/positiva di ogni singolo vegetale poiché in tutti gli stili della scuola Ohara vige la regola che “tutti i vegetali guardano -mostrano il loro lato positivo/yang- primariamente verso il sole (posizionato grossomodo sopra la testa dell’ikebanista che compone) e secondariamente verso l’elemento principale shu”